La democrazia ha il suo prezzo
Il referendum popolare provinciale del 9 febbraio si é concluso e il „No“ alla proposta di legge SVP ha vinto nettamente. Questo era il primo referendum provinciale senza quorum di partecipazione, perciò l'esito é vincolante senza che doveva partecipare un numero predefinito di elettori e elettrici.Su questo aspetto puntano ora i perdenti. Era poco più di un quarto degli aventi diritto che ha esercitato il proprio diritto al voto e di conseguenza é una minoranza che ha fatto cadere la proposta dell'SVP. Ma é così che dovrebbe funzionare democrazia diretta vera! Solo chi si reca alle urne decide, chi rimane a casa, per qualsiasi causa, non ha interesse ad dire la sua.
Un secondo punto criticato riguarda i costi di un
referendum. Il referendum é costato tre milioni di euro. Dal nostro punto di
vista i costi per una vera democrazia diretta non sono mai troppo alti e
sicuramente sono molto più bassi di costi conseguenziali a qualche decisione
politica, presa in un camerino di partito.
Passerà un po' di tempo finchè ci si abituerà a
questa forma di partecipazione dei cittadini. E questo non interesserà solo gli
avversari di una legge progressista sul referendum ma anche i promotori di più
democrazia diretta. Lo dimostra la
decisione della popolazione svizzera, che nello stesso giorno si é espressa a
favore a una quota massima di immigrazione.
Democrazia diretta non significa automaticamente
una politica liberale di sinistra. Il popolo può prendere anche decisioni molto
conservatrici e anche questo é il prezzo per più democrazia cittadina.
Irene Hell – Harald Weis – Heidi Egger